domenica 22 maggio 2011

In memoria di un magistrato

Era il 23 maggio del 1992, erano le 17.58, ed il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta hanno appena perso la vita. Che fosse Cosa Nostra la mano omicida sotto il comando di Totò Riina è cosa ben nota, ma che lo Stato si rivelò complice dell'associazione criminale negli avvenimenti a seguire lo è forse un pò meno. Bisogna prima però fare un passo indietro nel resoconto dei fatti per capire più a fondo come siano ben radicati gli intrecci tra Stato e Mafia. 
Nel novembre del 1983 il magistrato Antonino Caponnetto diede vita ad un progetto, da lui stesso ideato, consistente nella creazione di un pool di quattro o cinque magistrati che si occupassero a tempo pieno ed in via esclusiva dei processi di mafia: questa voleva essere la proposta di lotta da parte dello Stato alla Mafia maturata dopo l'uccisione, il 29 Luglio 1983, di Rocco Chinnici, Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo, per mano mafiosa. Per la formazione di questo gruppo eran stati scelti Giovanni Falcone, per l'esperienza ed il prestigio da lui acquisiti nei processi contro le famiglie Spatola, Gambino e Inzerillo e altri processi minori, Giuseppe Di Lello, pupillo proprio di Rocco Chinnici per l'approfondita conoscenza del fenomeno mafioso, Paolo Borsellino, indicato da Falcone come un "elemento di grandissimo valore", ed infine Giancarlo Caselli e Ferdinando Imposimato, magistrati che avevan già avuto esperienze negli Uffici Istruzione di Torino e Roma rispettivamente. Quasi ogni sera i diversi magistrati si riunivano nel "bunker" di Falcone con lo scopo di tenersi reciprocamente informati sugli sviluppi dei lavori e sulle principali direttive di avanzamento. Fu proprio la disponibilità di uno strumento agile ed affiatato quale il pool che permise lo svolgimento del cosiddetto "Maxiprocesso" tenutosi tra il 1986 ed il 1987 in cui, sfruttando al meglio le dichiarazioni di pentiti quali Buscetta, Contorno e Sinagra, si concluse con una sentenza che dei 475 imputati, presenti e non, 360 vennero condannati e ben 2665 anni di condanne al carcere vennero divisi fra i colpevoli. Un risultato IMPRESSIONANTE! Questo episodio venne infatti qualificato come la prima grande risposta dello Stato contro Cosa Nostra.
Ma è proprio qui che cominciano le sorprese.
Il tutto è ben descritto delle stesse parole di Caponnetto che di qui riportiamo:
<<La fine del "pool" da me creato, comunque destinato a cessare con l'avvento del nuovo codice di Procedura Penale (che, introducendo il rito accusatorio, ha abolito la figura del Giudice Istruttore), venne - di fatto - anticipata dalla nuova e discutibile "filosofia di lavoro" introdotta, dopo il mio ritorno a Firenze nel marzo 1988, dal nuovo consigliere istruttore dr. Antonino Meli, nominato a tale incarico nel gennaio 1988 in virtù della sua anzianità di servizio, che lo fece inspiegabilmente preferire a Giovanni Falcone in una drammatica seduta notturna del Consiglio Superiore della Magistratura in cui una improvvisata maggioranza non tenne in alcun conto la specifica competenza professionale e l'indiscusso prestigio internazionale che facevano di Falcone il mio naturale, insostituibile successore. Quella notte, come ho scritto altre volte, Giovanni Falcone "cominciò a morire", anche per la violenta campagna di delegittimazione attuata contro di lui, con ritmo sempre crescente, da diversi organi di stampa. Voglio qui ricordare come di fronte agli aperti contrasti, divenuti via via insanabili, tra Falcone e il suo nuovo capo e di fronte alla paralisi che si era venuta a creare nel funzionamento del "pool" presso l'Ufficio Istruzione, Paolo Borsellino, con la sua consueta generosità, sentisse il bisogno di lanciare un grido d'allarme da Marsala, peraltro non recepito dal Consiglio Superiore della Magistratura, mentre Di Lello e Conte decidevano di dimettersi dall'incarico.
Nonostante questi ultimi, incresciosi avvenimenti rimane nel mio animo il ricordo di una esperienza esaltante ed irripetibile, anche se quel ricordo si accompagna oggi a profonda tristezza per i tragici eventi del 23 maggio e del 19 luglio 1992.>>
La stessa tristezza rimane oggi in tutti quanti noi per la scelta estremamente infelice che tenne lo Stato in quel momento e che portò avanti sino alla morte del magistrato Falcone. Ma, come se non bastasse, le stranezze non finiscono qui. Il giudice non ebbe modo di riposare serenamente nemmeno dopo la sua morte in quanto dell'attentato la nuda verità non è tutt'ora venuta a galla e l'indagine sulla strage ha portato a investigare addirittura sui servizi segreti italiani.
A questo punto soltanto le parole rese scritte in un articolo su Repubblica posson descrivere in modo ottimale l'accaduto:
<<Un depistaggio con frammenti di verità. Agenti segreti e scorrerie in Sicilia. Poliziotti caduti, omicidi di inspiegabile matrice. Boss e spie che camminano a braccetto. Attentati, uno dopo l'altro: prima Falcone e cinquantaquattro giorni dopo Borsellino. Una cosa fuori da ogni logica mafiosa. La tragedia di Palermo non sembra più solo il romanzo nero di Totò Riina e dei suoi Corleonesi.>> (Articolo del 17 Luglio 2009)
Oggi le diverse associazioni mafiose (Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra) hanno un giro d'affari pari a 43mila milioni di euro all'anno (dato del 2002, fonte:Mauro Milasi, Libero). Praticamente più del doppio della legge Finanziaria dello Stato di quell'anno. 
Ora, il problema del mezzogiorno di cui i politici molto discutono ma molto poco capiscono è chiaramente espresso dalla presenza delle associazioni mafiose; Giovanni Falcone l'aveva capito, e aveva dato la vita per estirpare questo cancro dal paese.
Oggi di lui non ci resta che una lapide, ma in noi restano le idee.
Lui non ha mai mollato, non facciamolo nemmeno noi.
Ciao Giovanni e, anche se non te lo dice quasi più nessuno, 


GRAZIE.




« La mafia non è affatto invincibile. È un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »
(Giovanni Falcone)


Scritto da Christian Celano

3 commenti:

  1. Complimenti Chri! Bellissimo articolo che rende a pieno una delle gravi problematiche del nostro paese!

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  2. Complimenti per questo bellissimo articolo

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  3. Ciao davide, ho trovato il tuo post molto interessante e volevo proporti di visionare il nostro portale http://www.vocedalbasso.com .
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